CRONOS (2005)
for string orchestra
(per orchestra d'archi)
[duration about 10 minutes]
Brano
piuttosto articolato costituito da due sezioni esterne di carattere
mistico basate su un impianto modale inframmezzate da un episodio centrale
ricco di pathos. Nel corso del brano si assiste ad un progressivo
dipanarsi della materia sonora seguito poi da un percorso inverso che dà
luogo ad una forma a specchio.
Performed in
2005 and 2008 by the Philharmonia Mediterranea Orchestra conducted by
Eduardo Bochicchio, and in 2010 by the Camerata Europæa conducted by Maria
Makraki (Konzerthaus Berlin, Germany).
COMMENTO A
CURA DI ROSA MARIA MARAFIOTI
Il pezzo è
costituito da tre episodi.
Nei primi due
si può individuare un elemento di "continuità": nel primo esso
è dato dal
tema, prima presentato a note-pedale lunghe, poi il valore delle note
è
ridotto, per cui il tema funge da elemento connettivo per la sua continua
reiterazione; nel secondo episodio l'elemento di continuità è dato dallo
sfondo "seghettato".
Nel terzo
episodio ritorna all'inizio lo sfondo seghettato del secondo episodio, e
l'intreccio tra tema e accompagnamento del primo episodio, ma l'elemento
di continuità è suggerito soprattutto dalla nota-pedale che ne attraversa
la parte centrale, senza esserci prima e scomparendo dopo, quasi a
suggerire che essa
è soltanto un riverbero, e che dunque non esiste più
continuità e stabilità, ossia che ciò che permane
è solo ed esclusivamente
il mutamento, sebbene in forme regolari che si evolvono.
L'immagine
complessiva del tempo che ne risulta non
è né lineare (la nota pedale
della terza sezione) né circolare (l'intreccio tra tema ed accompagnamento
ed il climax), ma pluridimensionale: non si tratta né del modello classico
né di quello cristiano, non si tratta dunque di una tradizione euclidea,
ma di una situazione descritta, appunto, dalle nuove geometrie.
Primo
episodio: da una matassa indistinta si specifica sempre meglio il tema
principale e i vari accompagnamenti, che si intrecciano in modo sempre più
ingarbugliato fino all'estenuante iterazione dei violini e alla sua eco
nelle viole. Poi per ben tre volte ricompare il tema, quasi a non voler
scomparire:
è come se invitasse a fare attenzione, in quanto esso sta
assumendo una nuova forma, cosa che accade nel...
Secondo
episodio: il tema non
è più accompagnato da un intreccio, ma da uno sfondo
seghettato, che funge da suo terreno instabile, su cui sembra rimbalzare
fino al salto in un abisso, accompagnato da un urlo lacerante.
Il terzo
episodio si apre con la ripresa dello sfondo seghettato, su cui si innalza
di nuovo il tema: l'abisso, la mancanza di sostegno
è l'unico sostegno, ed
è ciò da cui si può tirare di nuovo fuori il materiale tematico
del primo
episodio, che va ad intrecciarsi intorno alla nota-pedale, finché gli
accompagnamenti non diventano essi stessi tema in un gioco di imitazione
che conduce ad un ennesimo smorzarsi, senza alcun senso di conclusione.
Il tempo non
è chiuso ma, come direbbe Heidegger, si "temporalizza", cioè ac-cade su se
stesso ed inaugura orizzonti.
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